NIMBY - Terapie e prevenzione

Se la Sindrome NIMBY esistesse, si potrebbe curare? SI! Ma a spese del dottore!
Nel migliore dei casi la cura per la "Sindrome NIMBY" passa attraverso attività di presunta "informazione della popolazione". Gli investimenti sono imponenti. Trascurando in questa sede il "Forum NIMBY" che è un'entità che non incontriamo "sul campo", ogni volta che la politica decide di realizzare una "grande" opera, cominciano a nascere "Comitati", "Tavoli", "Conferenze permanenti" accompagnate "campagne di informazione" e "compensazioni". E quando queste armi di intrattenimento di massa non funzionano, si pensi alla TAV, possono tornare utili terapie più radicali.
Come vedete si tratta di cure molto costose fatte a spese di tutti noi. Tralasciamo la stupidità di chi si alza al mattino e si inventa PIMBY
"Please, in my back yard"; s tratta di casi umani, sovente riconducibili ad un allattamento materno assente o che non ha dato il necessario affetto.
Se ci limitiamo al caso dell'inceneritore del Gerbido, abbiamo assistito prima ad una pressante campagna pubblicitaria "Non rifiutarti di scegliere!" con megamanifesti in cui la città di Torino era sommersa da rifiuti, con la sola Mole antonelliana che ancora svettava tra i rifiuti. Il tutto era condito da interviste ad "esperti" che spiegavano come lle discariche nel giro di un paio d'anni non sarebbero più state sufficienti. E questa litania è andata avanti per circa 15 anni. E pensate che solo pochi sono scoppiati a ridere pubblicamente!
Parallelamente c'è stato il lavoro della Commissione "Non rifiutarti di scegliere!". "Allora"- direte voi - "c'è stato un lavoro, uno studio. Non è poi così vero che sono andati avanti fregandosene di tutto e di tutti". Purtroppo non è stato così. L'unico argomento ammesso era dove collocare l'inceneritore e dove collocare le discariche di servizio. E chi provava a dire che non bisognava discutere di inceneritore, ma di rifiuti, veniva messo fuori campo. La politica dei rifiuti con i provvedimenti per ridurre, riutilizzare e riciclare i rifiuti non interessava. "Abbiamo fretta!". "C'è un'emergenza!". "Bisogna essere responsabili!". "Della politica dei rifiuti ci occuperemo dopo".
Avete mai visto qualcosa? Eppure 15 anni sono un periodo in cui una nazione, anche non particolarmente avanzata,  può portare a compimento un'importante politica dei rifiuti. Come peraltro previsto dalla normativa europea e dalla legislazione nazionale.
Successivamente, avendo promesso, prima di sdraiarsi davanti alle ruspe, e poi di permettere ai cittadini di controllare direttamente l'inceneritore, hanno inventato il Comitato Locale di Controllo. E allora, "Vai con Il Comitato Locale di Controllo!".
"E chi ci mettiamo?".
"Che domande! Chi è più cittadino del "Primo Cittadino!?!"-
Ma cosa c'entra tutto questo con le terapie e la prevenzione della Sindrome NIMBY?
Effettivamente quelle descritte sono cause che aggravano la sindrome NIMBY e ne favoriscono la diffusione.
L'unica possibile terapia è una corretta informazione dei cittadini, fatta senza paura e senza tentare di nascondere nulla. L'unico problema è che questa terapia funziona solo nei casi in cui una "grande opera" sia effettivamente indispensabile. Perché l'informazione deve anche riguardare i motivi per cui si realizza la "grande opera". 
Ed è questo il vero impedimento che di solito impedisce di "curare" la Sindrome NIMBY. E' impossibile dire i veri motivi per cui  si realizza la grande opera.
Pensate che all'ultimo Comitato Locale di Controllo, un esperto ha sottolineato che nello studio di sorveglianza sanitaria della popolazione residente nei pressi dell'inceneritore del Gerbido, le persone residenti in vicinanza dell'inceneritore avevano una percezione del rischio molto più alta che non le persone residenti lontano
Osservazione acuta! Peccato che l'"esperto" abbia poi aggiunto che "si trattava di un problema da risolvere".
Ora, tralasciando che si tratta in larga misura di beinaschesi, persone che in fatto di esposizione  a rischio la sanno lunga, e  con tutta la stima personale che potrei anche dare all'esperto, non si tratta di intervenire per ridurre la percezione del rischio, ma si tratta di eliminare le cause che determinano questa percezione del rischio!
E allora, torniamo alle riflessionidel primo post sulla "Sindrome NIMBY". NIMBY non è una sindrome e non deve essere curata.  NIMBY è un segno, un sintomo, dell'avanzato degrado delle condizioni del nostro ambiente di vita.
Occorre quindi prevenire il NIMBY. E la prevenzione consiste nell'evitare di proporre  opere che non servono a migliorare la vita dei cittadini. Occorre che la politica si assuma le sue responsabilità. I rifiuti non vanno bruciati. Ed anche differenziarli, è solo un'operazione che avviene  a valle, e non risolve il problema. I rifiuti vanno ridotti, con una minore produzione, con il riutilizzo, con il riciclaggio. I trasporti che servono ai cittadini sono autobus, metropolitane, treni locali e regionali che consentano di muoversi nella vita di tutti i giorni.
Ma questo lo sapete bene tutti meglio di me! E sapete anche che magnificare un futuro in cui si potrà andare a Parigi in TAV, a prendere l'aperitivo e poi tornare a casa, è da coglioni!

Carlo




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